scritto dal Dott. Otello Poli
Il Long-COVID rappresenta una condizione clinica caratterizzata dal mancato ritorno da parte del paziente affetto da COVID-19 allo stato di salute precedente l’infezione acuta. I meccanismi mediante i quali l’infezione determina il Long-COVID non sono stati ancora completamente definiti. Ci sono crescenti evidenze che supportano l’ipotesi di una genesi da danno d’organo diretto causato dal virus, ma potrebbe anche essere coinvolta una risposta immunitaria/infiammatoria o lo sviluppo di uno stato pro-coagulativo. I motivi per cui solo alcuni pazienti sviluppano il Long-COVID al momento non sono noti, sebbene l’età avanzata, il sesso femminile e l’ospedalizzazione sembrino fattori favorenti. Anche i bambini, pur se raramente, possono presentare sequele della malattia COVID-19. Sebbene non ci sia un singolo sintomo o test per diagnosticare il Long-COVID, molti pazienti lamentano profonda astenia, e un range di sintomi clinici che evidenziano il possibile coinvolgimento di altri sistemi corporei
Gli studi scientifici lo dimostrano. A distanza di oltre un anno, le persone colpite dal Covid presentano ancora conseguenze. È il cosiddetto “long Covid”. Tra i suoi sintomi ci sono la fatica, l’astenia, la febbre e mialgie. Le manifestazioni cliniche non si esauriscono, quindi, nelle prime settimane della fase acuta sintomatica. Ma possono prolungarsi precludendo un pieno ritorno al precedente stato di salute. Tutto ciò può riguardare soggetti di qualunque età e con varia severità della fase acuta di malattia. A fare il punto è stato l’Istituto superiore di sanità (Iss).
In generale «si considera che più grave è stata la malattia acuta, maggiore rischia di essere l’entità dei sintomi nel tempo». Le possibili manifestazioni del long Covid, possono essere suddivise in due categorie: manifestazioni generali e manifestazioni organo-specifiche. Tra le prime vengono rilevate fatica persistente/astenia, stanchezza eccessiva, febbre, debolezza muscolare. E ancora, dolori diffusi, mialgie, artralgie, peggioramento dello stato di salute percepito, anoressia. Tra le seconde problemi polmonari come dispnea, affanno e tosse persistente. Tra gli altri sintomi sono descritti anche disturbi neurologici, psichiatrici e cardiovascolari.
Per comprendere la portata del problema, basti pensare che recenti studi indicano che il “Long Covid” colpisce circa l’1,5% delle persone, dopo tre mesi dall’infezione Covid. In questa percentuale, abbiamo maggiore probabilità di trovare i casi di infezione grave da Covid-19 (rispetto a quelli che hanno avuto infezioni lievi), donne e pazienti con età media di 45 anni. Il “Long Covid” è infatti molto raro tra i minori di 18 anni, raro tra gli over 65, colpendo in particolare gli individui in età lavorativa (Sleat et al., 2020).
La “Sindrome post-Covid” si caratterizza soprattutto per i seguenti sintomi, variamente combinati tra di loro: stanchezza o debolezza muscolare, difficoltà a dormire, ansia o depressione (Huang et al., 2021), dispnea, dolore alle articolazioni, dolore toracico, e perdita di massa muscolare (Carfi et al., 2020). Un altro sintomo comune e preoccupante è la difficoltà a pensare con chiarezza, una sorta di “nebbia nel cervello” accompagnata a problemi di memoria. In alcuni pazienti persistono invece tosse, mancanza del gusto e dell’olfatto, mal di testa, vertigini, insonnia, rash cutanei ed anche aritmia.
In realtà, il fenomeno del Covid lungo non è unico in sé; la sindrome post-virale può infatti verificarsi anche dopo che un individuo ha combattuto molti altri tipi di infezione virale, tra cui l’influenza, la polmonite, il virus di Epstein-Barr, la SARS e l’HIV. Ma la novità del Covid lungo consiste nell’ampio spettro di sintomi che vengono segnalati e nel loro protrarsi per mesi, non settimane. Viene inoltre contemplata in letteratura anche la sindrome da terapia intensiva (PICS), osservata in alcuni soggetti dopo le dimissioni dalle unità di terapia intensiva, dove magari sono stati sottoposti a ventilazione meccanica per un periodo prolungato; tale sindrome si caratterizza per perdita di forza, problemi di equilibrio, declino cognitivo e disturbi psicologici (Jaffri e Jaffri, 2020). In particolare la stanchezza e la dispnea, manifestate in forma cronica, risultano altamente invalidanti, con riduzione della performance nelle principali aree di vita, ovvero mobilità, cura della propria persona, vita domestica e lavorativa.
Dopo una accurata valutazione, le persone con Sindrome Post-Covid sintomatica in corso, possono essere addestrate all’autogestione in sicurezza dei sintomi, oppure essere indirizzate a servizi di riabilitazione multidisciplinare integrata.
A seconda poi delle condizioni clinico funzionali emergenti, ed anche pre-esistenti, del paziente con Sindrome Post-Covid, il setting riabilitativo può essere rappresentato rispettivamente dall’ambulatorio, dal domicilio o dalla struttura di degenza.
L’obiettivo finale è comunque quello di garantire un percorso riabilitativo efficiente, efficace e clinicamente appropriato ai pazienti che hanno completato la guarigione dall’infezione Covid 19, ma che presentano menomazioni delle funzioni cardiorespiratorie, neuro-muscoloscheletriche e/o mentali (NICE, 2020).
E’ pertanto importante lasciare aperto agli utenti un canale di comunicazione con i professionisti della riabilitazione quali fisiatra, fisioterapista, logopedista, neurologo, psichiatra e psicoterapeuta.
Per i pazienti con disabilità di grado più inabilitante e più complesse appare indicato un percorso riabilitativo individualizzato ambulatoriale, che veda convolti stabilmente operatori sanitari afferenti alle diverse professioni e professionisti delle diverse discipline.
E’ opinione sia Società Italiana di Neurologia così come della Società Italiana di Psichiatria come in questa fase di Covid-19 ed ancor più in una fase post Covid-19 la popolazione generale e gli specialisti di competenza avranno a che fare con un aumento esponenziale di casi di competenza sia Neurologica che Psichiatrica.
Personalmente chi scrive ha già potuto valutare quanto sopra esposto.
Alcuni esempi:
Neurologiche Manifestazioni del sistema nervoso centrale § Cefalea (spesso refrattaria agli antidolorifici) § Deterioramento cognitivo (annebbiamento cerebrale o brain fog) § Difficoltà di concentrazione e attenzione § Problemi di memoria § Difficoltà nelle funzioni esecutive § Vertigini § Disturbi del sonno § Disautonomia (ipotensione ortostatica) Manifestazioni del sistema nervoso periferico § Formicolio e intorpidimento (neuropatie periferiche) § Perdita di gusto e olfatto.
Manifestazioni neurologiche rare (complicanze della fase acuta dell’infezione COVID-19 che potrebbero comportare un danno neurologico permanente) § Eventi cerebrovascolari acuti (ictus ischemico/ emorragico) § Crisi epilettiche § Meningite/encefalite § Mielopatia/mielite § Sindrome di Guillain-Barré, di Miller Fisher, polinevriti craniche, malattia demielinizzante del sistema nervoso centrale.
Manifestazioni Psichiatriche/ Psicologiche § Depressione § Ansia § Sindrome da stress post-traumatico (PTSD) § Sintomi ossessivo-compulsivi § Delirium (negli anziani) § Psicosi.
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