Il diabete, il cui nome più appropriato sarebbe diabete mellito, è la più nota malattia metabolica che può interessare l’essere umano.
La sua insorgenza è legata all’insulina; per la precisione, può dipendere da una ridotta disponibilità di insulina (la cui produzione non soddisfa le esigenze dell’organismo), dalla scarsa sensibilità all’ormone da parte dei tessuti bersaglio o, infine, da una combinazione di questi fattori.
Una caratteristica clinica del diabete è l’iperglicemia, risultante dalle suddette alterazioni a carico dell’insulina.
Attualmente, la comunità medico-scientifica riconosce l’esistenza di 3 grandi tipologie di diabete mellito, che sono: il diabete di tipo 1, il diabete di tipo 2 e il diabete gestazionale; un tempo, la classificazione del diabete era più ampia e meno semplice da consultare.
La presenza di diabete nella popolazione mondiale è aumenta negli ultimi 30-40 anni: si pensi che, mentre nel 1980 i malati erano 108 milioni, nel 2014 il numero di persone diabetiche ha raggiunto i 422 milioni.
Il diabete mellito, o più semplicemente diabete, è una malattia metabolica conseguente a un calo di attività dell’insulina, un ormone prodotto dalle cellule beta delle isole di Langerhans del pancreas.
In particolare, il diabete può essere dovuto a:
Una caratteristica sempre presente nel diabete mellito è l’iperglicemia (elevata concentrazione di glucosio nel sangue), alla quale, con il passare del tempo, tendono ad associarsi complicanze di natura vascolare, come:
Esistono varie tipologie di diabete mellito ed è per questo motivo che la comunità medica ha da sempre cercato di stilare una classificazione che fosse il più possibile attendibile, completa e soprattutto di facile consultazione, anche da parte dei meno esperti.
Tra le varie classificazioni del diabete proposte nell’arco degli ultimi decenni, se ne segnalano due: una risalente al 1980, redatta dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) in vigore fino al 1997, e una risalente al 1997, formulata dall’OMS e dall’ADA (American Diabetes Association, in inglese, e Associazione Americana per il Diabete, in italiano) in sostituzione di quella appena nominata e ancora in vigore oggi.
La classificazione proposta dall’OMS nel 1980 prevede la suddivisione del diabete mellito in cinque classi differenti, identificate come:
Riconosciuta a livello internazionale, la classificazione del diabete mellito stilata nel 1997 dall’OMS e dall’ADA risulta decisamente più semplice della precedente. Essa, infatti, divide il diabete in tre tipologie principali:
Occorre precisare che le tipologie “diabete di tipo 1” e “diabete di tipo 2” includono anche le forme diabetiche associate a: infezioni virali (es: rosolia, citomegalovirus), sindromi genetiche (sindrome di Down, sindrome di Klinefelter, sindrome di Turner, atassia di Friedreich, sindrome di Laurence-Moon, distrofia miotonica, sindrome di Prader-Willi, corea di Huntington ecc.) e difetti genetici di stampo ereditario a carico delle cellule beta pancreatiche delle isole di Langerhans (conosciuti come MODY, ossia Maturity Onset Diabetes of the Young).
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