Si può svolgere attività sportiva in tanti modi diversi e con tante finalità diverse. A fianco dello sportivo professionista troviamo moltissimi giovani che praticano sport semplicemente per il piacere di farlo. Ogni attività sportiva, amatoriale e non, è influenzata anche da fattori genetici e negli ultimi anni sono stati intensificati gli studi per identificare quei geni che possano essere, direttamente o indirettamente correlati sia alla forma fisica che alla prevenzione.
Il doping si diffonde sempre più tra i giovani sportivi, addirittura sotto i dodici anni. E anche se questi ultimi non sono sottoposti a controlli, forse sono già sottoposti a questo tipo di sollecitazioni. L’abuso prolungato, ad esempio degli anabolizzanti, comporta in un primo tempo alterazioni reversibili che si ripercuotono spesso anche sull’umore, ma che più avanti diventano irreversibili e mettono a dura prova il lavoro del fegato e dei reni i cui valori di funzionalità risultano alterati. Riuscendo a migliorare i propri risultati attraverso dei semplici test che permettono di prevenire determinate condizioni con una alimentazione personalizzata e mirata sarà forse possibile ridurre drasticamente l’uso di queste sostanze, estremamente dannose per l’organismo, sempre più diffuse.
Essere intolleranti al lattosio può peggiorare la performance sportiva e lo stato fisico generale dell’atleta, perciò è essenziale esserne a conoscenza per adottare opportuni accorgimenti dietetici. Per determinare l’intolleranza al lattosio è possibile eseguire il Breath test o test genetico, ma il primo risulta meno preciso, oltre ad essere piuttosto invasivo e molto lungo. Il test genetico, invece, risulta rapido, semplice e più preciso (errore dell’1%). Sicuramente più consono per lo studio dell’intolleranza anche nei bambini.
Il prodotto del gene MTHFR è correlato sia allo sviluppo di malattie cardiovascolari, che direttamente alla performance sportiva. Una adeguata attività dell’MTHFR protegge dai danni cardiovascolari, dalle infiammazioni e quindi migliora la prestazione sportiva riducendo i rischi di infortuni. Un suo cattivo funzionamento, al contrario provoca instabilità genetica e bassi livelli di acido folico nel sangue, diminuendo così i potenziali benefici di quest’ultimo.
Recentemente sono stati svolti studi su atleti di diverse categorie, proprio per dimostrare l’importanza della vitamina D negli sportivi. Sono stati analizzati atleti soggetti a frequenti infortuni e si è osservato che i lori livelli di vitamina D erano sotto i livelli minimi, in conseguenza ad un errato funzionamento del gene del recettore della vitamina D. Attraverso il test genetico è possibile andare ad analizzare la presenza o meno di quei polimorfismi che alterano la regolazione del metabolismo della vitamina D, andando quindi a valutare a monte il problema.
Un’attività fisica intensa porta alla formazione di specie reattive dell’ossigeno e di specie nitrogene, aumentando così lo stress ossidativo. Questi processi peggiorano la performance sportiva e predispongono agli infortuni. Per prevenire o limitare i danni provocati da tali processi è essenziale assumere, attraverso la dieta, quei nutrienti che mostrano proprietà anti-infiammatorie e antiossidanti. Lo studio genetico dei polimorfismi presenti sulle sequenze di DNA valuta la capacità del nostro organismo di reagire ad uno sforzo e quindi di regolare la risposta infiammatoria.
Lo studio del polimorfismo presente a livello del gene ACTN3 permette di comprendere se si ha una adeguata sintesi della corrispondente proteina, coinvolta nella contrazione muscolare e nell’apporto di ossigeno alle fibre. Questo si traduce per l’atleta nella scelta di una diversa tipologia di allenamento nell’assunzione di un’alimentazione mirata a compensare il proprio assetto genetico.
Dall’attività di MCT-1 dipende una migliore o peggiore resistenza alla fatica e una migliore capacità ossidativa del lattato. Recenti studi hanno dimostrato che un determinato polimorfismo presente sul gene che codifica per il recettore MCT-1 influenza il trasporto del lattato. La sua indagine genetica permette di mettere in atto tutte le possibili strategie di compensazione.
Il collagene è la componente strutturale sia dei tendini che dei legamenti. Studi condotti su gruppi di atleti hanno dimostrato che esiste una correlazione tra alcune varianti genetiche e infortuni alla strutture tendinee e legamentose. Lo screening genetico di questi polimorfismi, test efficace e validato, permette di limitare e contrastare l’insorgenza di lesioni spontanee sulla base delle singole predisposizione genetiche.
Una scorretta alimentazione rallenta il funzionamento del sistema antiossidante, tanto più se presente un determinato polimorfismo a livello del gene SOD3. L’impiego quindi di alimenti ad azione antiossidante e ricchi di vitamina C, vitamina E, flavonoidi, o veri e propri integratori di tali nutrienti, portano beneficio principalmente in atleti che svolgono un’attività fisica mista, ovvero anaerobica e aerobica, come i calciatori, i cestisti o i rugbisti.
La celiachia è una patologia multifattoriale ad elevata componente genetica. La predisposizione alla celiachia è geneticamente legata, nella maggior parte dei casi, all’espressione di alleli del sistema HLA (definiti DQ2 e DQ8). Uno screening genetico preliminare assume una importanza fondamentale per intraprendere un adeguato iter diagnostico.
La nutrigenetica permette oggi di conoscere gli alimenti che peggiorano lo stato fisico della persona e quelli che lo migliorano, in modo da poter personalizzare il piano nutrizionale sulla base del proprio DNA anche attraverso test che coinvolgono la prestazione sportiva. Sono stati scelti importanti test genetici strettamente correlati sia all’attività fisica che alle predisposizioni verso le principali condizioni cronico-degenerative senza tralasciare l’importante aspetto delle intolleranze di origine genetica. Vengono quindi testate sia l’intolleranza al lattosio che la predisposizione alla celiachia in modo da poter proporre ad ogni atleta un piano alimentare adeguato all’espressione fenotipica di queste condizioni. Lo screening comprende inoltre test indicativi dello stato del tessuto muscolare sia in termini di resistenza all’affaticamento che alla capacità di rispondere a stress esterni. Viene analizzata la possibilità di incorrere in lesioni spontanee in seguito a sforzi prolungati, lo stato infiammatorio generalizzato che può compromettere la prestazione sportiva, la capacità dell’organismo di rispondere allo stress ossidativo. Le indicazioni ottenute dai test permetteranno di creare delle linee guida nutrizionali preventive valide nel corso di tutta la vita della persona.
La conoscenza del profilo genetico permette di identificare gli alimenti più affini alla nostra predisposizione individuale, il cui introito giornaliero dovrà decisamente aumentare, e quelli meno idonei o meno tollerati che verranno ridotti o eliminati per prevenire determinate condizioni verso cui si è “geneticamente predisposti”. In questo modo riusciremo ad eliminare quegli alimenti che favoriscono il nostro stato infiammatorio contribuendo ad aumentare il nostro stato di “malessere” e privilegiare quei nutrienti che al contrario risultano ad azione anti-infiammatoria e disintossicanti secondo il profilo genetico individuale. Tutte le informazioni genetiche vengono quindi tradotte in piano alimentare e in un importante pannello di integrazione naturale estremamente personalizzato e costruito sulla base delle positività riscontrate. Questo approccio permette di ottenere il massimo possibile in termini di rendimento atletico senza dover ricorrere all’uso di sostanze non solo non consentite ma estremamente dannose per l’organismo.
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